(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 28

 

VIVA LA REVOLUCION

 

(PARTE TERZA)

 

 

 HASTA LA VICTORIA SIEMPRE

 

 

Di Carlo Monni (da un soggetto di Carlo Monni & Fabio Volino)

 

 

1.

 

 

            La sensazione è palpabile per tutti, è la stessa che provarono i sudisti nella loro capitale, Richmond, il giorno prima della sua caduta, i tedeschi a Berlino mentre entravano i carri armati sovietici, i nord vietnamiti poco prima della caduta di Saigon o, più appropriatamente, i cubani quando i Barbudos di Fidel Castro ed Ernesto “Che” Guevara calarono dalle montagne. Coloro che possono, si affrettano a chiudere i loro affari e si sbrigano a prendere gli ultimi voli o qualsiasi altro mezzo di trasporto. Gli altri attendono semplicemente lo svolgersi degli eventi.

            All’interno dei palazzi presidenziali, i detentori del potere continuano a fare i loro piani come se fossero beatamente ignari che stavolta sarà lo scontro decisivo. Il Generalissimo Eduardo Perez Alvarez, Presidente di Delvadia si rivolge al nuovo Tarantula.

-Quei cani dei ribelli stanno tentando un attacco in grande stile. Si combatte anche per le strade della capitale. Tu devi fare una cosa per me, Tarantula.-

-Comandi Señor Presidente.-

-Devi trovare l’ispiratore della rivolta, El Condor, chiunque sia, ed ucciderlo. Dobbiamo mostrare ai ribelli quanto siano fasulli i loro simboli.-

-Lo consideri fatto, lo troverò e l’ucciderò.- replica Tarantula con un sogghigno raggelante.

 

            L’atmosfera è ben diversa a New York, dove possiamo vedere Prowler entrare nell’edificio della Missione Symkariana all’O.N.U. per essere ricevuto da Silver Sable in persona. La bella donna dai capelli color platino lo riceve senza perdere la sua maschera d’imperturbabilità.

-Sei arrivato, finalmente.- si limita a dire.

-Sono venuto solo per quello che mi hai detto di Abe, mio fratello.- [1] risponde Prowler seccamente –Non lo farei per nessun altro motivo, credimi. Quando partiamo?-

-Immediatamente, aspettavamo solo te.-

-Spiegami perché avevi bisogno di me.- chiede Prowler.- Pensavo che ritenessi il tuo Branco Selvaggio in grado di affrontare qualunque avversità.-

-Non credo di doverti spiegazioni, diciamo che ritengo che i tuoi talenti potranno esserci utili in questa situazione difficile.-

            Sotto la maschera Hobie Brown è perplesso. Aveva praticamente deciso di abbandonare la sua attività di supereroe, anche se Mindy l’aveva spinto a rifletterci sopra, dopo la nascita dei gemelli,[2] ma sembra che le circostanze cospirino contro di lui e lo costringano ad indossare di nuovo il costume. È questo che succede agli altri eroi mascherati? Qualcosa che ti spinge a non mollare anche se ti costa sangue, sudore e lacrime? Una volta l’Uomo Ragno gli aveva detto: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”, ma responsabilità verso chi? Lui ne ha una verso i membri della sua famiglia  e se Hobie Brown non può partire per Delvadia, deve farlo Prowler, per la vita di suo fratello. Mindy l’ha capito, ma è lui a non essere sicuro che lasciare i suoi figli appena nati sia davvero la cosa giusta, eppure non ha scelta. A questo pensa, mentre l’aereo della Silver Sable International vola verso Delvadia.

-Ehilà bella mascherina, sei il tipo dell’eroe forte e silenzioso, per caso?-

            L’uomo che gli ha rivolto la parola si chiama Powell, il nome di battesimo non lo conosce. A prima vista sembra il classico tipo dello spaccone, ma per lavorare per  Sable, deve essere, comunque, un tipo in gamba o non sarebbe durato nel suo Branco Selvaggio. Prowler sceglie la linea di minor resistenza, lo ignora.

-Ehi Uomo Sabbia.- continua Powell –Tu che ne dici, avevamo bisogno di questo buffone in costume?-

            L’Uomo Sabbia non gli risponde e se Powell potesse vedere l’espressione nei suoi occhi, capirebbe che non è il caso di stuzzicarlo. Dentro l’uomo chiamato sia William Baker, che Flint Marko, si agita una tempesta in procinto di esplodere.

 

 

2.

 

 

            Ivan Ivanovitch Romanov solleva la cornetta del telefono per sentire dall’altra parte del filo la voce di Paladin:

<<Salve Ivan, c’è ‘Tasha?>>

-Spiacente, ma è fuori in questo momento, a cena.- risponde il Russo.

<<A cena? Non da sola immagino.>>

-Per quanto possa sembrarti strano, la mia figlioccia ha una vita sociale e non è rimasta tutto questo tempo accanto al telefono in attesa che tu la chiamassi, ha davvero altro da fare, sai?-

<<Noto dell’ostilità da parte tua, Ivan, vecchio mio, non credo di averti fatto niente, però.>>

-Non sono abbastanza vecchio da non poterti spezzare in due se ci avessi provato. Dirò a Natasha che hai chiamato, contento?-

<<Come una pasqua, ci sentiamo Russki.>>  

            Paladin riattacca prima che Ivan possa replicare. Il vecchi russo storce le labbra. Natasha ha un talento naturale per trovarsi uomini che finiranno per farla soffrire. È sempre stata così, almeno dopo l’apparente morte di Alexi.[3] Anche il rapporto con Matt Murdock[4] non aveva funzionato, ma lei non riesce ancora a scrollarselo di dosso, nonostante tutto e la sua recente scomparsa[5] non ha migliorato il suo umore. Se poi pensa all’uomo il cui invito ha accettato stasera…

 

            In un lussuoso ristorante della Grande Mela, Tony Stark, in smoking, solleva il bicchiere, rigorosamente pieno d’acqua minerale, e sorride a Natasha Romanov, seduta dinanzi a lui in abito da sera, che ricambia il sorriso.

-Ad una splendida serata.- dice lui. –Era tanto che non ce ne concedevamo una, vero?-

Già.- risponde lei –Mi fa piacere quest’invito, specie considerando quanto devi essere occupato in questi ultimi tempi. Ho letto dei recenti cambiamenti nella tua vita.-

            Tony annuisce cupo.

-Parli di Katherine? È una situazione nuova per me. Non è facile quando ti scopri padre di una figlia che non hai mai saputo di avere e devi inventarti un rapporto con lei.[6] La situazione è difficile per me, ma anche per lei, credo.-

-Già…capisco.-

            Tony continua a parlare, ma la mente della donna conosciuta come Vedova Nera prende a vagare verso ricordi lontani e che aveva cercato di sopprimere, ricordi che, di recente sono tornati a galla di nuovo.[7] Quasi perde le ultime parole di Tony e lui è costretto a ripetere la domanda:

-Penserai alla mia proposta?-

-Di tornare a far parte dei Vendicatori, del vostro “Ordine” mondiale?- replica Natasha -Grazie, ma non ha mai funzionato per me. Posso, al massimo prometterti una cosa: se avrete davvero bisogno dei miei speciali talenti, chiamatemi e vi darò volentieri una mano.-

-Come desideri, tieni, comunque, la tua communicard, ok? Ora credo che possiamo lasciare da parte le questioni di lavoro e concentrarci su di noi, la serata è lunga e la notte è ancora giovane.-

-Che ne dirà la tua nuova amica, quella Colleen Wing?-

            Tony fa una smorfia:

-Non abbiamo rapporti molto buoni ultimamente e, comunque, non hi bisogno del suo permesso per uscire con chi voglio.-

-Se è così che la pensi, allora brindiamo alla notte.-

            E che porti via i brutti pensieri, se è possibile.

 

            C’è gente per cui i brutti pensieri, le preoccupazioni, sono una costante della vita. Gente come i tre avventurieri che si apprestano a varcare il confine con Delvadia. Per Paladin e Rick Mason il pericolo è, come si usa dire, il loro mestiere, mentre la giovane Victoria Maria Consuela ha lasciato la sua patria per seguire gli ideali di una rivoluzione in un paese straniero. Oggi tutti e tre tornano a Delvadia per partecipare al finale della rivolta di quel paese contro la dittatura. Le loro motivazioni sono diverse, almeno in apparenza: la ragazza lo fa per essere vicina ai suoi compagni nel momento della vittoria o, se così dovesse essere, della sconfitta finale; Rick Mason non abbandonerebbe mai un’amica in una situazione simile; Paladin, dice di essere un mercenario, di non avere altro interesse che il proprio tornaconto, ma, anche se non lo confesserebbe facilmente, anche lui conosce il valore dell’amicizia. Grazie al loro elicottero, invisibile ad ogni rilevamento, sono finalmente arrivati sopra la montagne e vedono le colonne di ribelli scendere verso la vallata. Vedono gli aerei dell’aviazione delvadiana bersagliarli, vedono e decidono di intervenire.

-Immagino che questo tuo gioiellino sia armato.- dice Paladin rivolto a Rick Mason.

-Beh, quando mio padre progetta qualcosa, di solito lo fa con tutti i crismi.- risponde l’altro –Vediamo che ci passa il convento.-

            Il tocco di un pulsante e due minimissili puntano altrettanti aerei, Sono piccoli, ma efficacemente letali e non sono i soli. In breve cinque aerei nemici sono abbattuti, i cieli sono sgombri, per ora.

-Direi che ora potremmo atterrare.- dice Rick

 

 

3.

 

           

            Le rivoluzioni sono raramente pacifiche. Esistono poche cause per le quali valga la pena di morire, molti direbbero che la libertà è una di queste. Il patriota americano Patrick Henry disse una volta al Congresso Continentale: “Datemi la libertà o datemi la morte”, altri, in seguito hanno detto che era meglio essere schiavi, ma vivi, che liberi, ma morti. Oggi a Delvadia in molti hanno deciso che la libertà è un bene per cui vale la pena morire.

 

            Squadre di incursori spalleggiate da moderni elicotteri attaccano gli aeroporti militari, il loro obiettivo: neutralizzare l’Aviazione.

 

            Uno squadrone di elicotteri fornito dai finanziatori dei ribelli attacca colonne dell’esercito con proiettili capaci di perforare la corazza di un carro armato.

 

            Nella capitale San Pablo e nelle altre maggiori città del paese gruppi di cittadini insorgono, il loro obiettivo sono i palazzi del potere ed il controllo della città. Il dado è tratto e si combatte per le strade.

 

            Dalle colline, e montagne, colonne di ribelli, a bordo di auto, moto oppure a cavallo o a piedi, calano verso la capitale e si scontrano con i primi reparti dell’esercito. Il sangue scorre, la gente muore. Può esserci una rivoluzione senza sangue? Se è questo il prezzo della libertà,ci sono dei coraggiosi pronti a pagarlo.

 

 

4.

 

 

            Si sono paracadutati dall’aereo privato di Silver Sable, obiettivo la prigione della polizia segreta.. Doveva essere una rapida incursione: dovevano entrare, liberare i prigionieri, raggiungere una pista d’atterraggio vicina e ripartire. Si, questo era, a grandi linee, il piano, per sua sfortuna, il Branco Selvaggio ha trovato più resistenza di quanto si aspettasse ed orasi ritrovano circondati da truppe in assetto di guerra.

-Ed ora che facciamo indomito capo?- chiede Powell –Piani d’emergenza?-

-Se U.S.Agent fosse qui, direbbe: “Picchiamo duro e li facciamo fuori, ecco il piano”.- interviene Battlestar.

-Conosci gente molto intelligente, vedo.- ribatte Powell.

-Mangiati la lingua Powell!- interviene Amy Chen –Qualunque cosa voglia fare Miss Sable, ce la caveremo come sempre.-

            Prowler tace, gli piacerebbe saper fare battute sarcastiche come l’Uomo Ragno, ma, improvvisamente si chiede: cosa accadrà se le cose vanno storte? Lincoln e Maria cresceranno orfani di padre? No, non pensarlo nemmeno.

            Dietro a lui, col volto cupo, sta, silenzioso, l’Uomo Sabbia immerso in oscure riflessioni, poi, Silver Sable parla:

-Non credo che ci resti molta scelta, signori.-

-Ovvero?-chiede Powell.

-Picchiamo duro e li facciamo fuori.- risponde Sable.

-Ora parli la mia lingua capo.- interviene l’Uomo sabbia agitando un pugno forgiato a forma di maglio –Ho una gran voglia di menare le mani.-

 

            L’Ambasciata Americana a San Pablo è in fermento. Subito lo scoppio dei primi scontri, l’Ambasciatore Jerome Villiers ha avvisato il Dipartimento di Stato ed i primi provvedimenti sono stati presi, la gran maggioranza dei cittadini americani che non sono riusciti a lasciare il paese prima, ora cercano la protezione del loro governo.

            Nell’ufficio privato dell’Ambasciatore, Villiers, quest’ultimo è a colloquio con il Console Generale Keith Bayard.

-Immagino che ora mi dirai: “Te l’avevo detto”, vero Keith?- chiede.

-Non servirebbe a molto, ma, si: “Te l’avevo detto”, Jerry.- risponde Bayard con un sorrisetto. –Dovevamo aspettarcelo e sostengo ancora che il nostro Governo dovrebbe appoggiare i ribelli apertamente.-

-Mmm. Powell potrebbe essere d’accordo, ma il Presidente?-

-Oh il Presidente non avrebbe molta scelta, credo. In fondo non abbiamo appena fatto noi stessi una guerra per abbattere una dittatura?-

-Noto del chiaro sarcasmo nella tua voce, un atteggiamento che difficilmente ti farà fare carriera. –

-Non credo che la cosa sia di un qualche interesse adesso, non quando si sparerà fuori dalla nostra porta e qualcuno ci chiederà da che parte stiamo. Io, per parte mai ho già deciso la risposta.-

            Così dicendo, Bayard estrae una rivoltella da sotto la giacca.

-Tu sei pazzo Keith!- esclama Villiers –Credi di poter fare il cowboy, per caso?-

-Io, almeno, faccio qualcosa, tu Jerry, che farai?-

            L’ambasciatore tace.

 

            Londra. Sir Denis Nayland Smith rientra nel suo appartamento al Savoy Hotel ancora preoccupato per Clive Reston.

-Deve aver fiducia Sir Denis.- gli dice il suo massiccio accompagnatore –Clive è un ragazzo in gamba, proprio come suo padre, supererà anche questa prova..-

-Ne sei convinto davvero Black Jack?- ribatte l’anziano gentiluomo –Io credo, comunque, che non sia giusto. Uno giovane come Reston sta morendo, mentre vecchi come me continuano a sopravvivere.-

            Prima che Black Jack Tarr, vecchio e fedele compagno d’avventure di Sir Denis, possa ribattere, i due sono entrati nell’appartamento ed una voce familiare li accoglie:

-Ti stavo aspettando Nayland Smith.-

            In piedi, dinanzi a loro, sta il loro avversario di sempre: Fu Manchu, insieme a due dei suoi Si Fan. La mano destra di Black Jack Tarr corre ad una fondina sotto la sua giacca.

-Ferma la mano del tuo servo, Nayland Smith, non vengo con intenzione ostili stavolta.-

-E ti aspetti che ti crediamo, faccia di limone?- replica Tarr puntandogli contro la pistola.

-Quel che credi tu, scimmione occidentale, non ha alcuna importanza per me.- ribatte Fu Manchu -Quanto a te, Nayland Smith, io e te saremo sempre nemici, ma stavolta ti porto qualcosa che ti farà piacere avere. – quasi come dal nulla, nella sua mano destra compare una fialetta –Questo è l’antidoto per il veleno che mia figlia ha somministrato a Clive Reston. Senza di esso i tuoi dottori non riusciranno mai a strapparlo al suo destino finale.-

            Quasi istintivamente Sir Denis prende la fialetta.

-Come… posso crederti?- balbetta con una nota di speranza nella voce.

-Mi credi così meschino da usare un mezzo simile per provocare la morte del tuo collaboratore? Egli morirà certamente, ma nel modo e nel tempo scelto da Fu Manchu e non così. È stato un avversario onorevole, dopotutto, degno di suo padre e merita una fine più consona. Ora lasciatemi passare.-

-Dimmi perché non dovrei piantarti una palla nel cervello, Cinese.-

            Fu Manchu gli lancia uno sguardo di velato disprezzo

-Il tuo cervello è veramente limitato Black Jack Tarr…- gli dice -…tuttavia il tuo modo di fare mi diverte e per oggi rimarrai in vita.-

-Tu…brutto…-

            Sir Denis gli afferra il polso.

-Lascialo andare Black Jack.- gli dice, poi si rivolge ancora a Fu Manchu –Per oggi accetto la tregua, ma la prossima volta…-

            Fu Manchu sorride.

-Certo, la prossima volta…- lascia la frase in sospeso ed esce dall’appartamento.

-Davvero lo lasciamo andare così?- chiede Black Jack.

-Solo per oggi, si. Ora dobbiamo pensare a Clive Reston.-

-Crede davvero che…-

-Si, ci credo e, ad ogni modo, è la sola speranza che abbiamo, almeno sembra.-

            Ed è sempre meglio di niente.

 

 

5.

 

 

            Lo scontro è finito ed i vincitori si godono il loro piccolo e breve trionfo. C’è anche il tempo delle riunioni. Victoria ritrova i suoi amici, compagni di lunghe mesi di lotte e presenta loro i suoi amici. Per tutti è la prima occasione di incontrare faccia a faccia il capo della rivolta, colui che si nasconde sotto la maschera di El Condor.

-Ho sentito parlare di voi Señores, avete già dato una mano ai miei uomini non molto tempo fa[8] e di questo vi sono grato, volete seguirci sino alla capitale?-

-Beh, l’idea è quella, credo.- risponde Paladin – A proposito, bel travestimento.-

-Quello di El Condor è un nome onorato qui a Delvadia. Fu il primo El Condor a guidarci, quasi duecento anni, fa, nella lotta per l’indipendenza e quando ce ne è stato bisogno, altri uomini hanno indossato i suoi panni per combattere contro i tiranni, io sono solo l’ultimo. Il mio vero nome è meno importante della mia causa.-

-Sicuro di non essere stato a scuola con Capitan America?- ribatte, sarcastico, Paladin –Parli proprio come lui.-

-Se è un complimento, lo accolgo come tale.- risponde El Condor –In realtà gli Stati Uni ed i loro simboli non sono mai stati molto popolari da queste parti. Le loro parole di libertà sono molto belle, ma le loro realizzazioni non lo sono altrettanto. Ora, se volete scusarmi…vorrei andare a riposarmi per le battaglie di domani.-

            Potrebbe essere un professore per come parla, pensa Rick Maso, un uomo di cultura, ma è anche un uomo d’azione e tiene nascosta la sua vera identità anche ai suoi seguaci. Lui dice che è perché il simbolo conta più dell’uomo che lo rappresenta e forse è vero e forse io sono nato troppo diffidente, ma vorrei tanto sapere chi è e perché ha scelto di fare quello che fa.

 

            Raggiungere la colonna ribelle è stato facile, al resto hanno pensato i suoi poteri. Per uno con i suoi talenti, è stato ancor più facile scivolare non visto per il campo  ed ora Tarantula è pronto per la sua missione di morte.

 

            Sable si avvicina al comandante dei soldati.

 -Protesto per questo inqualificabile comportamento.- dice –Siamo cittadini stranieri e godiamo dell’Immunità diplomatica.-

-Silenzio!- intima il capitano –Sappiamo bene chi siete ed abbiamo l’ordine di catturarvi.-

-Quand’è così…- commenta Sable -…Branco, sapete cosa fare!-

            Al segnale, i membri del branco si scatenano colpendo i soldati a loro vicini. Il duro addestramento che Sable impone a chi lavora per lei compensa lo squilibrio delle forze con i militari e, forse, il Branco Selvaggio potrebbe anche farcela, se non avvenisse qualcosa di inaspettato.

-Ragazzi, mi spiace per voi, ma non ci sto più.- esclama l’Uomo Sabbia –Cavatevela da soli con questi soldatini.-

-Mentre abbatte due soldati a colpi di Karate, Silver trova il tempo di replicare:

-Non fare lo stupido Baker e datti da fare.-

-Non chiamarmi Baker, bella.- ribatte lui –Io sono L’Uomo Sabbia e faccio sempre quel che mi pare. Farmi ammazzare per quattro contadini non è nel mio stile.-

            Ci mancava solo questo, pensa Sable, credevo fosse guarito dagli effetti della macchina Id di Wizard, ma sembra che qualche traccia della personalità malvagia ricreata da quella macchina sia rimasta. Il guaio è che non può essere fermato.

Infatti, dopo aver mandato a gambe all’aria un gruppetto di soldati, l’Uomo Sabbia si trasforma in finissima sabbia e scivola via in un canale di scolo. Il momento è pessimo, perché una salva di proiettili raggiunge Amy Chen e la ragazza si abbatte al suolo La distrazione in certe occasioni può essere fatale, ed il Branco si ritrova circondato, anche Battlestar è costretto ad arrendersi, quando un fucile è puntato sulla testa di un’incosciente Amy.

Prowler ha approfittato dello scompiglio suscitato dalla fuga dell’Uomo sabbia per darsi alla fuga, riuscendo a saltare la recinzione. Naturalmente il meglio che può fare è filarsela, ma per andare dove? Dove può nascondersi uno in costume? E non può sbarazzarsene, immagina che uno in mutande, specie del colore della sua pelle, non passerebbe inosservato e poi, il costume gli è costato sudore e soldi e gettarlo via così gli costerebbe troppo. Viene visto da due soldati, ma spara contro di loro un paio di granate stordenti, poi, un’auto si ferma davanti a lui

-Serve aiuto, immagino.- gli si rivolge un uomo dai capelli grigi, barbetta alla Abraham Lincoln ed occhiali.-

-Cosa?- esclama il supereroe.

-Salga su, non oseranno sparare a quest’auto.- continua l’uomo.

            Cos’ho da perdere? Si dice Prowler, anche se è un trucco devo correre il rischio.

            Entra precipitosamente nell’auto, che riparte a tutta velocità e si rivolge all’uomo:

-Lei chi è Mister?-

-Bayard, Console Generale Americano. Tu sei uno di quei supereroi di cui spesso si

legge, vero? Ti chiami?-

-Prowler. Non mi sorprende che non mi conosca Mr. Bayard, non sono così famoso come, che so, l’Uomo Ragno o Devil.-

-Devil? Quello l’ho conosciuto,[9] un bel tipo davvero: affrontare dei mercenari armati sino ai denti armato solo di un bastone, più che l’Uomo senza Paura avrebbero dovuto chiamarlo l’Uomo senza Cervello, ma se l’è cavata lo stesso.-

-Che vuol fare adesso, Bayard? Portarmi all’Ambasciata?-

-L’idea è quella, per ora, ma immagino che tu voglia liberare i tuoi amici.-

            Domande del genere non si fanno ad un eroe, vero Hobie?Le risposte sono scontate quando indossi il costume.

-Naturalmente, è proprio quello che voglio fare.- risponde Prowler.

 

 

6.

 

 

            L’uomo che tutti conoscono solo come El Condor entra nella sua tenda. È il momento di un po’ di riposo, domani sarà una giornata campale. Il suo unico errore è di avere la guardia abbassata, non si aspetta problemi nel suo accampamento ed è un errore intollerabile per uno come lui, forse l’ultimo. Si è appena tolto la maschera, che una voce lo colpisce alle spalle come una staffilata:

-Sono venuto per te El Condor, sono la tua morte.-

            Il linguaggio è indubbiamente molto teatrale, El Condor non può sapere che il suo nemico è sgusciato nel campo senza essere visto, grazie sia ai suoi poteri, che alla sua esperienza nei servizi segreti del suo esercito. In breve, Tarantula si è sbarazzato di ogni ostacolo ed ora è qui. El Condor sospira, mentre si gira verso l’avversario.

-Vedo che l’hanno fatto. Quel folle tedesco e la Roxxon hanno creato una nuova Tarantula.- dice.

            Tarantula spalanca la bocca per la sorpresa.

-Tu? Tu sei…. Ma eri morto! Hanno detto che eri morto, sono stato al tuo funerale.-

-Non dovresti fidarti troppo, specie se non c’è un cadavere identificabile.- replica El Condor – In un certo senso sono morto, però, o almeno lo è l’uomo che ero. Ora sono El Condor ed a te tocca il compito di uccidermi di nuovo. Ne sei fiero Colonnello Domingo Guzman?-

-Tu sai chi sono, anche con la maschera?-

-Perché non dovrei? Ti ho addestrato io, ricordi? Se sei tanto in gamba lo devi a me, in fondo. Su ora, fai del tuo peggio.-

            El Condor punta la pistola verso il suo avversario, ma Tarantula reagisce alla sorpresa e salta. I suoi movimenti sono rapidi, troppo rapidi per il suo avversario, Un colpo per strappargli di mano la pistola, poi un altro salto e l’aculeo dello stivale destro di Tarantula si conficca in una spalla di El Condor, che cade con un grido strozzato.

-Spiacente mi amigo.- dice Tarantula –Ma lo sai, io porto sempre a termine il mio compito.-

-Qualunque cosa tu abbia fatto, non la passerai liscia, amigo.-

            La voce secca e decisa di Rick Mason ha raramente avuto accenti così duri. La fortuna ha voluto che passasse vicino alla tenda, non ha avuto il tempo di avvisare nessuno ed ormai è troppo tardi, forse, tranne che per una cosa, ma Tarantula, non gliene da il tempo. È più veloce di quanto Rick si aspettava e lo getta a terra con sorprendente facilità, poi si dilegua fuori dalla tenda, rialzandosi Rick sente grida e spari, di fuori, ma una parte di lui sa che non prenderanno quell’assassino. Corre verso El Condor. Sorprendentemente è ancora vivo.

.Sta calmo.- gli dice Mason -Faremo qualcosa per curarti.-

            Strano, pensa, ora che lo vedo senza maschera, il suo volto mi è familiare.

-Inutile Señor… Mason.- replica El Condor a fatica –Il veleno di Tarantula non perdona, sarò morto tra pochi minuti, ma prima…devo… Chiunque io sia stato prima, non importa, sono El Condor adesso ed El Condor è necessario, El Condor dovrà guidare la nostra gente alla vittoria, mi capisce?-

-Se sta dicendo quello che credo, sta delirando. Io… non posso.-

-Le… può… deve…. È necessario…Oh Chino, mio fedele amico.-

            Un anziano peon è entrato nella tenda, il suo volto esprime il dolore, El Condor respira a fatica, ma trova la forza di rivolgersi a lui.-

-I nostri uomini… non dir loro che sono… morto… El Condor deve vivere o sarà stato tutto inutile…-

            Reclina la testa, il respiro si fa più fioco, poi…

-È morto.- dice Mason –Sorprendente che sia durato tanto.-

-No!- replica Chino –Non l’ha sentito? L’uomo è morto, ma El Condor continua a vivere.-

            Sono tutti pazzi qui, pensa Rick.

 

            Il posto in cui si trova non è molto piacevole, sono, infatti, le fogne di san Pablo, ma non è questo ad interessare William Baker, altresì noto come Flint Marko o, più spesso, come Uomo Sabbia. Sta ancora chiedendosi cosa gli abbia preso alla prigione. Quando aveva deciso di lasciare la carriera criminale, l’aveva fatto di sua spontanea volontà, una decisione sofferta, che non aveva nulla a che fare con doppie personalità o simili, ne aveva, semplicemente avuto abbastanza e si era rimesso su quella che veniva chiamata la retta via. Non c’era mai stato un William Baker da opporre a Flint Marko. Era stato un criminale perché aveva scelto di esserlo ed allo stesso modo aveva deciso di farla finita con quella vita. Per questo, forse, era stato facile superare il condizionamento di Wizard, alla fin fine. Allo stesso modo, adesso la scelta è sua: può pensare solo a se stesso e scappar via da questo paese, cosa non difficile per uno coi suoi talenti, oppure può tornare indietro e salvare i suoi compagni. Una scelta facile, giusto?

 

            La domanda che si pone Prowler è come salvare i suoi compagni. Ok, il suo costume è superattrezzato, ma lui può da solo espugnare la prigione? Il suo anfitrione, Keith Bayard, gli indica un punto sulla pianta della città:

-Il carcere della Polizia Segreta. Uscirne è più difficile che entrarvi, dicono.-

-Eppure devo farlo.- dice Prowler –Ci sono persone là dentro che contano su di me e non le abbandonerò.-

-Molto eroico, amico mio.Voi buffoni in costume siete tutti così pieni di buoni sentimenti ed amate ficcarvi in un sacco di guai.-

            A parlare è stato il massiccio John Garrett, l’uomo che rappresenta gli interessi del misterioso sponsor della rivoluzione delvadiana. Un uomo che è da poco entrato nel Consolato Americano.

-Se hai delle idee, tirale fuori Mister…- replica Prowler –Altrimenti piantala col sarcasmo.-

-Altrimenti che farai, clown? Mi ricaccerai in gola le mie parole? Scommetto quello che vuoi che i miei muscoli sono migliori dei tuoi. Dio, come mi piacciono questi discorsi da macho.- ribatte Garrett sogghignando.

-I muscoli non sono tutto, Garrett.- replica, ancora, Prowler –Se vuoi posso provartelo.-

-Vorrei proprio vederlo.-

-Prova a colpirmi.- lo sfida Prowler

            Garrett gli sferra un pugno, ma Prowler gli afferra prontamente il polso e imprime a Garrett una rotazione, che lo porta a cadere oltre la sua testa. Mentre ringrazia mentalmente suo fratello Abe per le dure lezioni sulle tecniche di lotta giapponese, l’eroe americano, balza addosso all’ex agente dello S.H.I.E.L.D. e sfodera i suoi artigli, puntandoli al collo dell’altro.

-Forse non sono efficienti come quelli di Wolverine…- dice -…ma scommettiamo che ti bucano il collo da parte a parte, per quanto sia bello grosso?-

            Garrett rimane un attimo silenzioso, poi sbotta in una grassa risata.

-Hai stile, bello. Mi sa proprio che ti aiuterò ad entrare in quella prigione ed a far evadere i tuoi amici.- Si rialza, afferrando la mano tesagli da Prowler, poi, all’ultimo minuto, lo afferra, sbilanciandolo e facendolo cadere –Questo per dimostrarti che sono capace anch’io di mandarti col sedere per terra.-

            Stupendo, pensa Prowler, mi mancava solo questo.

 

 

7.

 

 

            L’alba è vicina, ormai, e con essa il tempo delle decisioni. Rick Mason ha passato la maggior parte della notte sveglio, parlando con il vecchio Chino.

-Può sembrati strano, ma la gente cambia, a volte, Señor.- gli ha detto quest’ultimo –Il Generale Antonio Perez Alvarez era uno di questi. Uno dei più spietati membri della Junta, secondo in ferocia solo al Presidente, suo fratello Eduardo. Un giorno l’elicottero su cui viaggiava esplose in volo. Un incidente, un attentato dei ribelli o di una fazione della Junta a lui avversa? Non lo si è mai saputo per certo. Lo dettero per morto, identificarono uno dei cadaveri come il suo, ma lui era stato portato via dal fiume e fu trovato da un peon. Mandarono a chiamare me ed io lo riconobbi. Repressi a stento l’impulso di ucciderlo e decisi, invece, non so dirti perché, di curarlo. Si riprese e cominciò a coltivare l’idea di resuscitare El Condor come simbolo di una rivolta contro la dittatura. Chissà, forse all’inizio pensava di usarci per conquistare il potere e l’uso della maschera era solo un espediente, perché se avessero saputo chi era, l’avrebbero ucciso loro stessi. Alla fine, però, finì per crederci lui stesso, alla fine non fingeva più. Io lo so, per questo ero al suo fianco. Tu lo credi possibile, yanqui?-

-Perché no? L’ho già visto accadere.-

-Ci ha guidato sin qui e, se ora si sapesse che Tarantula l’ha ucciso, forse tutto sarebbe perduto.-

-Cosa vorresti che facessi?-

-Sei tu che devi saperlo, Señor, io, tra un attimo uscirò e dovrò dire a tutti che il loro leader è morto, oppure…-

            Maledizione, pensa Rick Mason, questa maschera è diventata dannatamente pesante.

 

            La calma è solo apparente. La città si è sollevata e questa è solo una tregua, ma nel Palazzo del Presidente, c’è chi ancora si illude. Il Presidente spera ancora, ma perché la notizia della morte di El Condor non si è ancora diffusa? Perché?

 

Nelle tenebre una figura avvolta in un mantello si muove tra le ombre. La sua meta la prigione della Polizia Segreta, la sua missione è la libertà il suo nome è Prowler e costi quel che costi ce la farà.

 

Non lontano da lì, qualcosa esce da un tombino, è un mucchio di sabbia che assume lentamente forma umana, il momento del riscatto è arrivato.

 

            El Condor esce dalla tenda e si rivolge ai suoi uomini:

-Amigos, compañeros, il momento è giunto, oggi saremo alla capitale e pranzeremo nel palazzo del Presidente. Siate pronti.-

            Paladin non dice nulla, crede di conoscere molte risposte, ma non sa se gli piacciono, comunque, non ha da scegliere. Controlla la sua arma. Sarà una giornata campale, pensa.

 

 

8.

 

 

            Tutto ha portato a questo e non poteva finire diversamente. Un uomo di Las Vegas penserà, in seguito, che ci sono state diverse variabili nello scenario, ma, del resto, il comportamento dei singoli essere umani ha ancora ampi margini di imprevedibilità, tuttavia, un piccolo aiuto al destino e le cose girano comunque nella direzione desiderata. Forse non sono poi in molti a stupirsi di come l’esercito si dissolva rapidamente quando i ribelli entrano in città, dopotutto, la sconfitta non ha padri. La marcia verso il Palazzo Presidenziale è, paradossalmente, la parte più facile di tutta la rivoluzione, ma dentro il Palazzo si pensa già alla fuga. Una fuga che per il Presidente Generalissimo Eduardo Perez Alvarez dura solo il tempo di raggiungere un corridoio segreto, dove… la canna di un’arma che farebbe diventare verde di invidia “Dirty Harry” gli viene puntata alla nuca.

-Non se ne andrà facilmente Señor Presidente.- dice la fredda voce di John Garrett.

-Tu chi sei…cosa fai qui? Come conosci questo passaggio?-

-Per l’ultima domanda, ho un buon servizio d’informazioni, diciamo. Per il resto… beh potrei dirti che rappresento qualcuno che sarebbe felice di vederti linciato in diretta televisiva, ti basta?-

            Il cyborg sorride, mentre parla

 

            La confusione è stata d’aiuto. Buffo quante poche guardie ha incontrato. Solo il giorno prima la città sembrava brulicare di uomini in uniforme ed adesso… sentono l’odore della sconfitta, crede. Se la pianta che gli hanno fornito è esatta le celle dovrebbero essere proprio lì dietro, eccole:

-Prowler!- esclama Battlestar

-Già, proprio io.- ribatte l’eroe mascherato –State tutti bene?-

-Si, a parte Amy Chen, che è rimasta ferita, ma non…-

-Piantiamola con i convenevoli, liberaci, Prowler.- scatta Silver Sable.

            Amabile come sempre, pensa Prowler, poi usa uno dei suoi acidi per forzare le serrature ed in breve sono tutti liberi.

-Buon lavoro Prowler.- gli dice Abe Brown, la cosa fa sorridere Hobie dietro la maschera. Abe forse non da molto credito all’idea di un’identità segreta, ma almeno è pronto a proteggere quella di suo fratello.

-Ora che si fa?- chiede Powell.

-Ci hanno assunto per liberare i prigionieri politici e lo faremo.- replica Sable –Il momento è giusto, armatevi e datevi da fare.-

            Donna di ferro, davvero.

-Señores, non vi consentirò di andarvene da qui, questo è certo.-

Tarantula è arrivato con una squadra di soldati.

-Di nuovo tu, buffone?- esclama Abe –Ma stavolta sono pronto.-

-No.- interviene Prowler –Mi occupo io di lui, voi pensate ai soldati e liberate i prigionieri.-

           

            Sono entrati in città e c’è chi inneggia a loro, c’è chi li guarda perplesso e chi non si arrende e continua a combatterli. Gli occhi di tutti sono puntati sulla figura a cavallo rivestita da un poncho verde e col volto ricoperto da una maschera di fattura india che vorrebbe ricordare il muso di un condor. Con assoluta sicurezza di se, El Condor punta sul Palazzo Presidenziale, la resa dei conti è vicina.

 

            Prowler squadra il suo avversario. Ha sentito parlare delle precedenti versioni di Tarantula e non sono state molto di più di atleti con un po’ di gadget, come gli aculei avvelenati ai piedi. Deve evitarli e stenderlo il prima possibile. La sorpresa è grande per Prowler, quando si accorge che il suo avversario ha poteri analoghi a quelli dell’Uomo Ragno. Il solo vantaggio che Prowler può vantare è che deve necessariamente essere un neofita nell’uso di quei poteri, ma, anche se è un neofita, è piuttosto in gamba. Possiede anche lui un senso del pericolo come l’Uomo Ragno e rintuzza ogni attacco: gas, granate stordenti, attacco corpo a corpo, la battaglia può durare a lungo e Hobie non è sicuro di vincerla.

-Su la testa, ragazzo, arriva la cavalleria!-

            L’Uomo sabbia, proprio in tempo, ed è venuto da amico. L’esperienza che ha fatto combattendo l’Uomo Ragno gli torna utile contro Tarantula.

-Non è che sei un clone malvagio, vero?- gli chiede canzonandolo –Come cliché è fin troppo abusato, credimi.-

-Sta zitto!- urla Tarantula saltandogli addosso, ma l’Uomo Sabbia è già divenuto sabbia ed il colpo di piede dell’avversario lo attraversa senza far danni, poi l’ex supercriminale lo avvolge in spire di cemento e si rivolge a Prowler.

-Che aspetti, colpiscilo!-

            Basta una zaffata di gas a finire la battaglia.

-Forse non sarà stato sportivo.- commenta l’Uomo Sabbia, ma preferisco vincere le battaglie e preoccuparmi dopo del fair play.-

-Già, immagino che tu abbia ragione.- replica Prowler –Su raggiungiamo gli altri.- 

            Si stanno muovendo e sono ignari che il loro avversario si sta rialzando dietro di loro. Forse ha trattenuto il fiato o, forse, la sua fisiologia mutata lo ha reso immune al gas di Prowler, difficile dirlo, sta di fatto, però, che Tarantula si rialza e si prepara a colpire Prowler con il suo aculeo avvelenato, quando uno sparo eccheggia ed il criminale dai poteri di ragno ricade colpito ad una gamba. Si volge verso chi ha sparato e vede El Condor.

-Non è possibile!- esclama sorpresa –Io ti ho ucciso!-

-Così credevi, amigo, ma El Condor non è fatto per morire per mano di bastardi come te.-

            Un pugno dell’Uomo Sabbia, stende definitivamente Tarantula.

-E così tu sei il capo dei ribelli eh?- gli si rivolge William Baker –Curioso, giurerei di aver sentito un po’ di accento americano.-

            L’altro non gli risponde nemmeno.

 

            E così finisce e rimane solo il tempo di alcuni commenti.

 

<<… in diretta per la W.G.B.S. TV  per testimoniare per voi telespettatori, la caduta della Junta di Delvadia. Il Presidente Eduardo Perez Alvarez è stato ucciso dalla folla inferocita sotto gli occhi di questo reporter.>>

 

<<… Non si hanno più notizie di El Condor, la guida della rivoluzione è scomparso subito dopo la vittoria…>>

 

<<…Non è chiaro il ruolo avuto da Silver Sable e dal suo Branco Seggio e dall’eroe americano chiamato Prowler nella vicenda…>>

 

<<…il Governo Provvisorio si sta già formando…>>

 

<<…dichiarazione dell’Ambasciatore americano a Delvadia, l’Onorevole Jerome Villiers>>

 

Jerome Villiers sfodera il suo migliore sorriso, mentre dietro le sue spalle il Console Generale Keith Bayard sembra molto più che soddisfatto.

-È con vero piacere che, a nome del Governo degli Stati Uniti, saluto il ritorno della democrazia in Delvadia. Spero che oggi inizi un era di luminoso splendore che….-

 

            Paladin alza il bicchiere e brinda con i suoi amici:

-Saranno in molti a chiedersi che fina ha fatto El Condor, Mason.-

-Può darsi...- replica l’avventuriero -…ma io non so che farci.-

            Il vecchio Chino sorride ed indica verso l’alto

-Eccolo, El Condor! dice. –Lì, sulla collina e, se il popolo dovesse avere ancora bisogno di essere ispirato, tornerà, perché gli uomini possono morire, ma i simboli vivono per sempre.-

-Amen.- commenta Victoria ed è forse il commento più appropriato per la fine della vicenda.

 

 

FINE TERZA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Mi avete seguito sin qui? Bene, spero che non siate stati male impressionati dal ritmo frenetico del finale della vicenda, d’altra parte, come si può dire? Mi è venuta così.-_^

            Ed ora un minimo di note:

1)       Prowler lo conoscete tutti, credo, ed appare qui subito dopo la fine della sua serie Marvelit. Ne sentiremo ancora parlare? Io lo spero.

2)       Quest’episodio si basa in buona parte su un soggetto di Fabio Volino a cui dobbiamo soprattutto: il ritorno di Tarantula ed il ruolo di Prowler. Che ne sarà di Tarantula? Qualcosa mi dice che rivedremo anche  lui prima o poi.

3)       La proposta di Tony Stark alla Vedova Nera è stata fatta in relazione alla ristrutturazione dei Vendicatori attualmente in corso e per cui vi rimando alla relativa serie del solito Volino. Vi ricordo che la Vedova è una delle persone che conoscono la vera identità di Iron Man.

Nel prossimo episodio: il ritorno di Clive Reston e... Ma  perché dirvelo? Non mancate al prossimo episodio e lo saprete.

 

 

Carlo



[1]Abe Brown è stato catturato da Tarantula nell’ultimo episodio.

[2] Nell’indimenticabile Prowler #9

[3] Alexi Shostakov, il marito di Natasha, maggiore dell’Aeronautica Sovietica era apparentemente morto in missione; in realtà era stato segretamente reclutato dal G.R.U., il Servizio Segreto Militare, per diventare il nuovo Guardiano Rosso, mentre il K.G.B. aveva reclutato la giovane apparente vedova per farne la superspia che diventò, Il tutto è stato rivelato per la prima volta in Avengers Vol #1 ° #44 (Thor, Corno, #52/53)

[4] Devil, per i due o tre che non lo sanno ancora.

[5] Da Devil, MIT, #25 in poi

[6] Vedi Iron Man, Mit, #10/12

[7] Vedi episodio #9

[8] Come visto nell’episodio #21

[9] IN Daredevil Vol 1° #75/76 (Devil, Corno, #74/75)